Il diritto a vivere una sessualità appagante  accomuna ogni essere umano, dall’identità di genere, all’orientamento e ai gusti sessuali. Apparentemente questo concetto sembra molto banale e sdoganato, tuttavia non è proprio così quando si inizia a parlare di disabilità.

Assieme alla Dott.ssa Anna Castagna (Educatrice e Consulente Sessuologa) abbiamo deciso di affrontare questo importante tema all’interno della nostra rubrica sulla sessualità e i suoi tabù.

Sesso e disabilità: dal pregiudizio ai fatti concreti!

Oggi giorno si sta facendo davvero molto per sensibilizzare al tema della sessualità e della sessualità con persone disabili; tuttavia il luogo comune è sempre quello di considerare la persona affetta da una disabilità fisica o mentale come asessuata e/o disinteressata ad una relazione affettiva. Lo stereotipo è quello di una persona fragile e delicata, il cui unico bisogno è quello di cure assistenziali ed affetto bianco.

La realtà è ben diversa e si discosta molto dal pregiudizio; Al contempo, quando si affronta questo tema è molto importante imparare a pensare in modo diverso, così da costruire una sessualità cucita su misura sull’individuo. Scopriamo allora assieme come orientarci al meglio lungo questo importante percorso a tutti noi molto vicino.

Prima di tutto, cosa s’intende per disabilità?

La disabilità può essere letta in due modi:

  1. Come patologia;
  2. Come una difficoltà.

La seconda classificazione è certo quella da preferire. Interpretare la disabilità come una difficoltà aiuta ad incorniciarla come un problema che fa parte della storia dell’individuo, come moltissimi altri problemi, e tuttavia non totalizza la vita della persona in questione.

Inutile dire che il primo approccio ci porta a vedere la persona solo come malattia, mentre il secondo ci aiuta ad aprire le porte ad una visione olistica dell’individuo, dove oltre ai problemi si possano evidenziarne la storia, le qualità, le emozioni, i desideri ecc…

All’interno di questo articolo noi parleremo di disabilità avvalendoci di questo secondo punto di vista.

Disabilità fisica e intellettiva: vale per tutti il diritto alla sessualità?

Quando parliamo di disabilità dobbiamo pensare la difficoltà a 360°. Esistono difatti disabilità di carattere fisico o motorio, ma talvolta può capitare che il problema sia legato alle attività intellettive. Vi sono persone che convivono con disturbi legati alla sfera motoria; altre con disturbi neurologici – genetici o acquisitivi – disabilità di carattere cerebrale che possono influenzare il vivere quotidiano.

Ci si può chiedere allora se esistano differenze, oppure se per ogni individuo (a prescindere dal tipo di disabilità) valga il “diritto alla sessualità”.

La risposta è: «Certamente sì! Ogni persona ha diritto a vivere la propria sessualità!»

anche se il tema è molto delicato.

Per orientarsi nel merito della sessualità nella disabilità occorre prestare particolare attenzione all’umanità che la incornicia. È necessario puntare la lente sulla persona; sembrerà scontato, eppure spesso si rischia di dimenticare ogni difficoltà è a carico di un individuo. Noi dobbiamo esaltare l’unicità dell’individuo, aprirci all’ascolto e concentrarsi sulla persona. Escludere la relazione per concentrarsi sulla disabilità non è la strada giusta!

Quando nel paragrafo precedente si parlava di costruire una sessualità su misura ci si riferiva proprio a questi casi. L’espressione della sessualità non deve essere per forza solo collegata all’atto del coito o dell’orgasmo: essa può assumere diversi significati e variare nel rispetto e nelle capacità e i limiti di ognuno.

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Evitare e/o negare la sessualità non è la soluzione!

Per molti anni il tema di sessualità e disabilità è stato rinchiuso in delle logiche di evitamento. Spesso si è messa in atto una logica di negazione: se nego l’esistenza della sessualità allora questa smetterà di esistere. Tante volte si è cercato di rimuovere il tema, rinviando di continuo il problema sperando potesse estinguersi da sé.

Questo clima di forzato silenzio ha dipinto la sessualità nelle persone con disabilità come un problema e mai come qualcosa di positivo ed estremamente vitale.

Nonostante l’ostruzionismo, però, la sessualità investe tutti: ogni individuo della società, fino alla persona disabile, ai suoi genitori e alle istituzioni competenti.  Se non si inizia a pensare la sessualità in modo diverso rimarremo sempre impigliati in questa ragnatela delle assurdità.

Il primo passo per uscirne è ragionare in una logica di diritti, e la sessualità è uno dei diritti fondamentali dell’essere umano.

❤ Cosa significa quindi riconoscere alle persone disabili il diritto alla sessualità?

Quando ci riferiamo alla disabilità intellettiva significa considerare loro come adulti con tutti i diritti connessi alla condizione della vita adulta, garantendo una formazione corretta e calibrata sulla capacità di ognuno, fornendo tutte le informazioni necessarie sul proprio corpo, le emozioni e un comportamento sociale appropriato. Significa insegnare il diritto ad avere dei rapporti sessuali e a iniziare ad avere e interrompere relazioni.

Significa avere il diritto di non essere alla mercé degli atteggiamenti altrui compresa la capacità di proteggersi dagli abusi sessuali e di avere intorno a sé un ambiente umano e dignitoso.

Quando ci riferiamo ad una disabilità fisica è da tenere sempre presente invece il concetto di dignità e privacy e facilitare la persona a realizzare le sue esperienze e le sue fantasie.

Sesso e disabilità: un argomento delicato e tuttavia che è necessario affrontare

Assistenza sessuale e disabilità: che cos’è?

Per concludere vogliamo parlare del tema dell’assistenza sessuale, che è una tematica che ancora fa discutere molto l’Italia.

L’assistenza sessuale è un percorso che permette alla persona con disabilità di poter entrare in contatto con il proprio corpo, con i propri limiti e riuscire a raggiungere l’orgasmo. L’assistenza sessuale è un’attività che già viene svolta in moltissimi paesi europei, ma in Italia non è ancora accuratamente normata.

Purtroppo, in Italia si stanno portando avanti ancora molte battaglie per rendere questo percorso educativo legale.

La necessità di garantire alla persona con disabilità una figura professionale e competente che possa accompagnarla nel proprio percorso di scoperta o riscoperta sessuale è un diritto importante per garantire pari diritti e opportunità. Sarebbe un modo per accompagnare e sostenere oltre che l’individuo problematico, anche le famiglie, che spesso mosse dalla consapevolezza di un’esigenza imminente si rivolgono a delle prostitute o si fanno loro stessi aiuto per i loro figli.

A presto,
Anna Castagna, in collaborazione con Giuseppe Marino

Per approfondire:

  • C. Lepri (2017). La persona al centro. Autodeterminazione, autonomia, adultità per le persone disabili. Franco Angeli, Milano.
  • A. Lascioli, R. Pezzetta, F. Tosini (2010). 50 di questi giorni. Per pensare la sessualità del disabile intellettivo. Aracne, Roma.