• Ebrei: circa sei milioni;
  • Rom: numero stimato tra le 196.000 e le 300.000 persone;
  • Disabili: oltre 250.000
  • Non-Ariani: 7-8 milioni di persone, tra cui circa 3 milioni di prigionieri di guerra sovietici;
  • Dissidenti politici: Almeno un milione e mezzo, di cui 30.000 i deportati politici italiani e 40.000-50.000 Internati Militari Italiani;
  • Indesiderabili (omosessuali, dissidenti religiosi ecc…): non si hanno numeri certi;
  • Testimoni di Geova: più di 30.000.

Lo United States Holocaust Memorial Museum stima che, tra il 1933 e il 1945, circa 15/17 milioni di persone persero la vita durante il regime nazista, vittime dei processi di “arianizzazione”.

Ma come si è arrivati a tanto? Inutile dire che le strade per cui si dipana il male sono molte e diverse – eppure, la maggior parte di queste sono davvero banali. Piccole gocce di veleno, impercettibili e nascoste, ma che con il passar del tempo diventano un cancro che domina, uccide e divora. Veleno: proprio come quello della storia di cui voglio parlarvi in questo articolo. È il veleno del piccolo Franz e di tanti altri bambini tedeschi che, senza accorgersene, sono stati trasformati in complici senza coscienze.

A scuola dai nazisti: quando tra i banchi si insegna, ma non si educa

Immaginiamo per un attimo di fare un salto indietro nella storia e di trovarci bimbi, a scuola, durante il periodo nazista. Siamo a scuola, sì, perchè apparteniamo a quella che il partito chiama “la razza ariana”, discendenti dei signori dello spirito. Altri bambini non sono così fortunati come noi: certi sono nascosti come topi o larve in qualche cantina o nelle soffitte; altri sono nei campi di concentramento: magri e ossuti. Altri ancora non sono più.

Ma oggi per noi è una giornata felice. Oggi il maestro ha deciso che leggeremo tutti assieme una bella storia. Parla di Franz, un bambino che va a raccogliere i funghi con la sua mamma!

Il racconto dei funghi velenosi

Il piccolo Franz è andato con la mamma a cercare funghi nel bosco. Franz, che di solito è un ragazzo silenzioso, oggi è come trasformato.

Così comincia il racconto di Franz, un testo che veniva fatto leggere nelle scuole naziste. Franz è un bimbo, come sono bambini coloro a cui è rivolto il testo. Durante la storia, Franz è entusiasta di passeggiare lungo i prati ed in mezzo agli alberi: raccoglie qualche fungo e lo mette nel cestino. Si diverte con la mamma a capire quali siano i funghi commestibili e quali invece no. Raccoglie i porcini e i funghi campestri: già s’immagina il pranzetto che li aspetterà a casa!

Ad un certo punto, però, capita un imprevisto:

«Qui c’è un altro campestre!» grida Franz e prende un altro fungo. La madre atterrisce: «Per l’amore di Dio, Franz! Questo è un doppiamente pericoloso, perché si può facilmente scambiare».

Franz si è confuso! Non ha fatto attenzione e ha raccolto un fungo velenoso! E non un fungo velenoso qualsiasi, un fungo tra i più velenosi: è di quella specie che ti può confondere! Tuttavia, la mamma riesce a salvarlo in tempo. Spiega bene al bambino le differenze e si assicura che Franz abbia capito! Il bimbo annuisce: è proprio bravo, ha compreso perfettamente la lezione.

Quando i bambini, senza accorgersene, raccolgono il veleno

Ecco che allora, di nascosto, nel silenzio, il veleno striscia tra gli alunni:

Si avviano verso casa. Strada facendo la madre dice: «Guarda, Franz, come accade per i funghi nel bosco, lo stesso accade anche per le persone sulla terra. Ci sono funghi buoni e persone buone. Esistono funghi velenosi, funghi cattivi, e persone cattive. E da queste persone bisogna guardarsi come dai funghi velenosi. Capisci?»

I bambini leggono con attenzione, il maestro scandisce bene le parole. Nessuno tra i suoi allievi deve perdersi neppure una sillaba:

«E sai anche chi sono queste persone cattive, questi funghi velenosi dell’umanità?» incalza la madre. Franz si dà delle arie: «Certo, mamma! Lo so. Sono gli ebrei. Il nostro maestro ce lo dice spesso a scuola». Ridendo, la madre gli dà una pacca sulla spalla: «Perbacco, sei proprio un ragazzo intelligente! Ma ora stai bene attento, cerca di capire quello che sto per dirti. Lo ripeto: ci sono funghi buoni e funghi velenosi. Ci sono persone buone e persone cattive. Le persone cattive sono gli ebrei. Ma spesso è molto difficile distinguere le persone buone da quelle cattive».

In classe nessuno parla, la storia diventa davvero interessante e mentre il veleno intossica le menti, forse qualcuno è già assuefatto.

La formula per avvelenare un bambino, per condizionare un popolo

Il raccontino va avanti, ma a noi bastano questi estratti per cogliere alcuni aspetti pericolosi del male. Sono subdoli, sottili, ma se li conosci forse riesci ad evitarli in tempo. Personalmente, ho trovato almeno tre strade con cui – attraverso racconti simili – i nazisti hanno intossicato i loro fanciulli e condizionato una nazione intera. Già, perchè queste tecniche non sono rivolte solo ai bambini e gli adulti non ne sono immuni, anzi…

  • 1. La fiducia totale verso l’autorità: nel racconto del piccolo Franz, il bambino ha un ruolo centrale. Sembra essere il vero protagonista della storia! Si diverte, gioca, scopre – e tuttavia, al culmine del racconto, può morire. Il suo mondo, così importante, può scomparire in un solo attimo. Chi lo salva? La mamma. La mamma e il maestro di scuola: loro sanno cosa dire, sanno cosa fare perchè il bosco, i prati, la serenità non scompaiano. Si crea, così, un’assoluta fiducia verso l’autorità. Il dubbio non può esistere: perchè se lo si sperimenta, la pena è la rovina e la morte.

  • 2. Ripetita iuvant: ripete aiuta. Lo abbiamo visto nell’ultima citazione, ma il testo continua con una lunga serie di repliche.

    «Sì, bambino mio! Così come un unico fungo velenoso può uccidere un’intera famiglia, un solo ebreo può annientare un intero paese, un’intera città, perfino un popolo intero».

    Le reiterazioni aiutano il nostro cervello a memorizzare. Gli slogan fissano le idee e al cervello questo piace proprio. Il nostro cervello cerca sempre di non sprecare energie per attività superflue. Se qualcuno fissa le idee, significa che le idee non corrono, non rimbalzano tra i neuroni, non si agitano lungo gli assoni. Staccare, non pensare: a questo servono le ripetizioni.

  • 3. Like! Questa, tra tutti, è la strategia più subdola. Una pacca sulla spalla, un sorriso, un complimento se la pensi uguale a me. Probabilmente in pochi ce ne saremo accorti, l’attenzione cade molto di più sulla metafora ebreo-fungo velenoso! Eppure, tutto il grande progetto non si muove senza un “like”, un “bravissimo”, un’attenzione diretta e orientata. L’uomo, come ogni essere vivente, è estremamente attirato dalla lusinga: non importa se alla base v’è davvero della meritocrazia; l’uomo ha così fame del complimento che sarebbe disposto a divorare anche… un fungo velenoso!

La banalità del male: quando una formula è così nitida da fuggire alla vista

Esiste un libro intitolato “La banalità del male”. L’autrice, Hannah Arendt, racconta le sedute del processo ad Adolf Eichmann,  ritenuto uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei nella Germania nazista. Quando ad Eichmann chiesero le motivazioni che lo spinsero ad aver commesso un crimine talmente orribile, la sua risposta fu che glielo avevano comandato. Una risposta superficiale e priva di coscienza. Hannah racconta:

“Restai colpita dalla evidente superficialità del colpevole, superficialità che rendeva impossibile ricondurre l’incontestabile malvagità dei suoi atti a un livello più profondo di cause o di motivazioni. Gli atti erano mostruosi, ma l’attore – per lo meno l’attore tremendamente efficace che si trovava ora sul banco degli imputati – risultava quanto mai ordinario, mediocre, tutt’altro che demoniaco o mostruoso.

Quante volte ci affidiamo totalmente a qualcuno? Quanto spesso ci lasciamo trasportare dalle voci che ci chiamano, senza conoscere il nostro nome? Accade mai di sentirci ripetere sempre le stesse cose: sul giornale, in tv, da qualche autorità politica? Riusciamo sempre a riconoscere quando ci viene fatto un complimento sincero e pulito? Siamo sicuri di non essere mediocri? Ecco, se a quest’ultima risposta abbiamo dato una risposta forte e affermativa, dobbiamo pensare che anche un’intera nazione era certa di ciò che credeva, pensava, sosteneva.

Il dubbio, invece, è la formula per la libertà, l’educazione, la fratellanza. Cerchiamo sempre di aprirci alla domanda e le domande ci apriranno a loro volta le porte delle nostre prigioni.

A presto,
Giuseppe M.